La fermata ferroviaria di Antrodoco Centro è dal 1956 una delle stazioni della linea Terni-L’Aquila-Sulmona: prima di allora, la stazione che serviva il paese era quella oggi chiamata “Antrodoco-Borgo Velino”, a metà strada tra i due centri; nel territorio comunale sono presenti anche le stazioni di Rocca di Fondi e di Rocca di Corno, a servizio delle omonime frazioni montane situate tra Antrodoco e il capoluogo abruzzese.
Il nome “Antrodoco” deriva dal latino Interocrium, ovvero «tra i monti»: l’abitato sorge infatti nella valle del Velino, cinto a nord-ovest dal monte Elefante, a sud dal monte Nuria, a nord-est dal monte Giano: quest’ultimo è inconfondibile per l’immensa scritta DVX composta da tre gruppi di pini appositamente piantati, che giganteggia dal 1939: visibile addirittura da Roma, nacque come omaggio a Mussolini ed è conservata per ragioni storiche.
L’origine antica dell’abitato è dimostrata anche da rinvenimenti archeologici: durante i lavori per la costruzione della ferrovia, infatti, vennero scoperte tombe a cappuccina, epigrafi, e soprattutto alcuni ambienti ipogei di un impianto termale.
Fuori del centro storico, a pochi metri dalla Salaria in direzione di Borgo Velino, si trovano la chiesa e il battistero medievale di S. Maria extra moenia, con pitture che spaziano dall’alto medioevo al primo Quattrocento.
La “Rocchetta”, ovvero la fortificazione medievale sovrastante l’abitato, è ridotta ormai ad un rudere a seguito dei molti terremoti che nei secoli hanno colpito la zona.
Il territorio di Antrodoco, che come tutta l’alta valle del Velino, fu parte del Regno Napoletano, il 9 marzo 1821 fu teatro della prima, deludente battaglia del risorgimento italiano: qui i costituzionali napoletani furono sopraffatti dall’esercito austriaco guidato dal generale Frimont, e quest’ultimo, a seguito della vittoria, venne omaggiato da Ferdinando I delle Due Sicilie del titolo di “Principe di Antrodoco”.
Nel 1927 il comune, unitamente a tutta l’alta valle del Velino, divenne parte della neonata provincia di Rieti, passando così dagli Abruzzi al Lazio.
Fiore all’occhiello di Antrodoco, che dal 2006 si fregia del titolo di “Città”, è il museo civico: ubicato all’interno dell’antico Convento di S. Chiara, raccoglie opere del pittore albanese naturalizzato italiano Lin Delija (1926-1994) e dell’antrodocano Carlo Cesi (XVII secolo).
Progetto di: Associazione Culturale Giovanile Riattivati
Con il contributo di: FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS, INTESA SANPAOLO, Rotary Club Rieti
Grazie al Comitato Promotore: Amici di Rieti, Associazione Culturale Giovanile Riattivati, Rotary Club Rieti e Associazione Collezionisti “Sabatino Fabi”